“Come l’acqua”, ovvero più che un titolo una dichiarazione di intenti: alla sua seconda prova su disco Jenni Gandolfi sceglie una strada netta e precisa, limpida come il prezioso elemento. Spazio quindi a sentimenti puri, a immagini nitide e al contempo delicate, e a un approccio che agisce per sottrazione fino ad arrivare all’intensità di un songwriting senza orpelli. Semplicità che non significa povertà di suono: ne è testimonianza l’opener “Oggi che cos’ho”, dal suo andamento estremamente lineare e easy listening ma sorretta da un arrangiamento che, pur agendo da lontano, riesce a irrobustire l’impianto sonoro.
Ancora meglio la dolceamara “Canzone a un amico” e la title track, con un retrogusto folk che va a pescare a piene mani nella tradizione statunitense (e, attenzione, non solo quella d’antan, ma anche quella più moderna in stile Woven Hand, e non sembri blasfemo l’accostamento). Il disco, edito per la Cat Sound di Rovigo, prosegue nel solco di una impostazione a metà strada tra il folk e il country con l’agreste “La lotteria”, con i toni più meditabondi di “La vita va” e con una “Le malelingue” che, pur simpatica, cita eccessivamente De Andrè. Ma si tratta probabilmente del momento in cui Jenni tira il fiato prima di sparare i due colpi migliori dell’album: “La guerra” emoziona senza bisogno di giri di parole, mentre “La mia stella” gioca su toni drammatici ma mai esasperati e con un arrangiamento essenziale ma cucito su misura. Un disco maturo e pieno di spunti interessanti, dove la melodia “all’italiana” viene riletta in modo decisamente “non italiano”. E con classe. (by Nicola Antonietti)