Partirà il 21 luglio da Bologna, poi Milano, Torino, Roma, Napoli, Ancona, Messina e Palermo.
Alessio Bondì con “Maharìa” ha dato vita ad un’opera intensa e ispirata, porterà sul palco la magia da cui questo album ha preso ispirazione e accompagnerà il pubblico attraverso un viaggio interiore pieno di esplosioni di allegria, nostalgie solitarie, innamoramenti, eccessi di rabbia e incomprensioni, disillusioni e soluzioni.
Magia che aiuta a dialogare col regno dell’Irrazionale, in cui l’autore racconta di sortilegi, incantesimi, sogni, speranze e perdizioni. Di un amore vissuto come una sorta di sventura pregna di vitalità: chi si innamora in “Maharìa” si scopre euforico ed indifeso, condizione che in questo viaggio viene sondata ora in maniera ironica, ora drammatica, ora con incanto fanciullesco.
La lingua siciliana in quest’opera funge, quindi, da chiave magica per l’inconscio, in particolare con l’uso del dialetto palermitano autentico che racconta una verità sfuggevole e poetica, a cui partecipano l’istinto e l’eco di una storia millenaria. A queste latitudini c’è una Sicilia intima e luminosa, selvaggia e vera; un luogo lontano dagli stereotipi che da decenni ne limitano le potenzialità liriche. Ne risulta un racconto di vita letterario, stratificato, contraddittorio, come il fluire delle emozioni che si alternano in profondità.
“Maharìa” inizia con la traccia che dà il nome all’album e che si apre con un verso che sancisce fin da subito la potenza di cui è fatto: “Ormai stu fuoco nun s’astuta chiù” (“Ormai questo fuoco non si spegne più”). Proseguendo nell’ascolto ci si ritrova come bambini in un mondo fatto di natura e contraddizioni, in cui si ricomincia ad apprezzare le piccole cose, come una passeggiata al sole con la testa leggera (“Cerniera Zip”) o senza amore in un mondo libero da sortilegi (“V&V”), o come un gioco infantile su una lacrima che diventa un fiume a cui si abbeverano gli animali (in “Fataciume”, guarda lyric video). In “Taverna Vita Eterna”, un vecchio lupo di taverna si racconta in un monologo tragicomico che mette in luce i costumi di un’intera tribù urbana; mentre in “200 voti” ci si ritrova dentro alla sensazione misteriosa di sentirsi innamorati per la duecentesima volta di una persona che si è appena incontrata. Ma questo album è anche e soprattutto tentativo di comprensione delle forze difficilmente comprensibili che abbiamo dentro. La tracklist è percorsa dai misteri profondi del tempo e dell’amore che conducono a nascondini intimi e pieni di stupore (“Occhi tanti”), a preghiere arrabbiate di chi non sa più a che santo votarsi (“Ave Maria al contrario” – guarda video), diretto da Paolo Raeli e prodotto da 800A Records e PANK Agency), e a confessioni gonfie di livore e confusione (“Ddà fuora”). I testi e la musica di Alessio Bondì sono ornati da un’atmosfera morbida, a volte fiabesca, ricamata da una piccola orchestra di eccezione capitanata da Alessandro Presti (tromba e flicorno e arrangiamenti archi e fiati) e da una band di musicisti affiatati (Carmelo Graceffa alla batteria, Carmelo Drago al basso, Fabio Rizzo alle chitarre e lapsteel, Donato Di Trapani alle tastiere e piano). In balia dei propri sconvolgimenti interiori, alla fine delle 10 tracce di Maharia, il fluido magico non si arresta: ci si ritrova ancora con il proprio cuore crudo (“Cuori cruru”), alla volta di un nuovo viaggio. Il segreto non è stato svelato del tutto, ed è bello che sia così.